Molti dei libri conservati alla Fabroniana, provengono come abbiamo visto dalla libreria romana del cardinale.
Benchè Carlo Agostino, grazie ai suoi incarichi avesse avuto la possibilità di ottenere libri stampati in diverse città dell’Europa, molti testi della sua collezione provengono da editori romani del Seicento e presentano legature tipiche della moda romana.
Molti sono i fattori che determinarono la diffusione e la circolazione del libro e della legatura romana rispetto ad altri centri di produzione italiani. Senza alcun dubbio, la presenza della corte pontificia e di alcune famiglie che annoverarono tra i loro membri cardinali e alti funzionari ecclesiastici, favorirono un tipo di committenza di alto livello che rientrava nello spirito controriformistico. Inoltre, Roma a differenza di altre città visse un periodo di stabilità ‘politica’ culturale e sociale, dal Sacco di Roma alla rivolozione francese, che favorì un continuo fiorire di attività artigiane.
Non bisogna poi dimenticare che la presenza a Roma della corte papale favorì un continuo afflusso di artisti e artigiani provenienti dall’estero che importarono nuovi motivi stilistici e stili, dai proto-tipografi tedeschi degli inizi del Cinquecento fino alle maestranze francesi del settecento.
Un altro fattore che determinò un notevole sviluppo delle legatura romana fu il forte influsso esercitato dagli studi di antichità classica e archeologia che portò alla ricerca di decorazioni ispirate a monumenti e reperti del mondo classico.
Nella libreria del Fabroni troviamo moltissime legature di pregio, realizzate per alti committenti quali papi, cardinali, uomini di cultura.
Queste legature presentano una grande fastosità decorativa, ottenuta con uso dell’oro volto a riempire tutto lo spazio disponibile.
Alcune presentano decorazione “à dentelles”, costituita da motivi che imitano i pizzi e i merletti tipici della moda dell’epoca , e la decorazione a filigrana che con un gioco di ferri minuti e sottili e di puntini cerca di ottenere l’effetto tipico della lavorazione orafa della filigrana.
Altre si distinguono per motivi detti a “ventaglio” per l’uso di ferro a forma di lancetta simile alla stecca di un ventaglio.
Ma le legature più preziose sono sicuramente quelle aux armes
La legatura alle armi è una tipologia caratterizzata dalla presenza di elementi araldici nel dorso e più frequentemente sui piatti di un libro. A parte qualche caso singolare, il loro uso è documentato a partire dal Cinquecento fra Italia e Francia, mentre nei secoli successivi esse si diffondono nei paesi dell’Europa Occidentale.
La tecnica di riproduzione dell’arma testimonia l’appartenenza del singolo esemplare a una raccolta ovvero, se si tratta di una legatura isolata, quest’ultima è sovente oggetto di dono. Nel primo caso l’arma è ottenuta con un complesso punzone normalmente in bronzo, affidato a maestri incisori e giustificato da un uso frequente; nel secondo, è opera occasionale di piccoli ferri o realizzata a pennello.
Il principale problema nello studio delle legature alle armi è costituito dalla identificazione del titolare. Una volta identificata un’arma, in alcuni casi fortunati l’evoluzione dei suoi ornamenti o delle insegna di dignità permette di seguire nel tempo quella che potemmo definire la carriera del titolare; nel caso di un ecclesiastico, il passaggio da vescovo ad arcivescovo a cardinale con il crescere del numero delle nappe, ovvero con la comparsa di insegne abbaziali, o di particolari cariche pontificie; nel caso di un laico la presenza di insegne di dignità militari o di magistrature.
Esistono delle legature alle armi dove invece degli emblemi araldici compaiono cifre o monogrammi d’appartenenza generalmente coronati nei piatti. Appartengono a questa tipologia le legature con l’emblema della Compagnia di Gesù e il monogramma cristiano nel cuore, le legature appartenute a Enrico II e Caterina de Medici, con il monogramma HC.
In Fabroniana esistono diversi esemplari con legature alle armi. Nella maggioranza dei casi si tratta di legature con le armi del Cardinale Fabroni.
Queste presentano nei piatti dei medaglioni di solito ovali nei quali è raffigurata l’arma gentilizia della Famiglia Fabroni, cioè lo stemma con la banda in tralice con tre martelli e la palla , al quale viene aggiunto il cappello con le nappe, simbolo della dignità cardinalizia di Carlo Agostino.
I testi con le legature alle armi Fabroni sono in genere di cuoio o di marocchino ma esistono esemplari anche in pergamena semifloscia o floscia con altre decorazioni ad oro.
Sono presenti inoltre molti esemplari con la legatura alle armi della famiglia Rospigliosi. Tra questi alcuni sono esemplari di dedica al Papa, Clemente IX altri senza l’emblema papale appartennero al nipote il cardinale Giacomo Rospigliosi.
Esiste poi un esemplare unico con una particolare legatura alle armi.
Si tratta di un esemplare di piccolo formato che presenta al centro i simboli papali e all’interno dell’arma d’oro tre pentole disposte a due e a uno. Un’attenta lettura dell’arme fa delineare l’appartenenza del volume ad Antonio Pignatelli (1615-1700), al secolo Papa Innocenzo II, prima cardinale ed arcivescovo di Napoli. In dialetto napoletano, la pentola ad un solo manico è infatti chiamata “pignatiello”, ed era usata durante gli assedi medievali come strumento di difesa. I Pignatelli, che presero il nome da questo eroico uso della pentola, erano infatti una delle più antiche e potenti famiglie partenopee.
Il libro che ha per argomento una serie di sonetti dedicati ad Antonio Pignatelli in occasione della sua elezione al papato presenta oltre alla sua legatura un altro particolare che gli procura rarità e singolarità :è stampato non su carta ma su seta.