Carlo Agostino Fabroni nacque a Pistoia il 28 Agosto 1651 da Niccolò (1596-1661) e da Lucilla Sozzifanti.(1617- ? ).

Il padre era uno dei discendenti della illustre casata che una memoria conservata tra le carte di famiglia riferisce trasferitasi a Pistoia dai possedimenti di Carmignano nella prima metà del secolo XII.

I tre martelli presenti nello stemma e lo stesso cognome, fanno supporre che i primi appartenenti ad essa si fossero distinti nella lavorazione del ferro, attività documentata per Pistoia fino dall’età longobarda, e che, successivamente, i loro discendenti, accresciuta la propria potenza economica, fossero riusciti a guadagnare un ruolo importante nella città, fino ad ottenere con Matteo di Vanni, nel 1355, il gonfalonierato.

Da una probabile origine artigianale i Fabroni riuscirono, quindi, a creare le basi del prestigio sociale della loro casata: la carica di gonfaloniere di giustizia costituiva infatti a Pistoia la principale magistratura e conferiva, assieme a quella di operaio di S. Jacopo, la nobiltà ereditaria.

Niccolò e il fratello Atto (1609-1692) divennero nella prima metà del Seicento unici eredi del cospicuo patrimonio della famiglia, che nel frattempo, si era trasferita nella prima cerchia muraria davanti alla chiesa di S. Andrea.

Il padre del nostro Carlo Agostino è forse il personaggio della casata che meglio incarna la strategia di potere tipica della nobiltà del tempo. Oltre a dedicarsi come tutti i cadetti delle famiglie nobili, alla carriera militare e diplomatica, distinguendosi in missioni di grande rilievo affidatogli dal granduca di Toscana, egli svolse, un ruolo di primo piano nel processo di rafforzamento del prestigio sociale della propria casata.

Anche la madre di Carlo Agostino proveniva da una illustre famiglia pistoiese, gli Sozzifanti, che come i Fabroni, vantava una nobiltà di antica origine e che mostrava tra i suoi appartenenti molti membri eletti nelle più importanti magistrature cittadine.

La prima formazione scolastica del Fabroni avvenne in patria.

Dopo alcuni anni di studio all’interno della propria casa, Carlo Agostino frequentò il collegio pistoiese dei Padri della Compagnia di Gesù, un collegio che oltre a fornire un bagaglio intellettuale e morale, preparava alla conversazione e alle altre qualità degne di un esponente della classe nobiliare. Di questo periodo si conservano nella biblioteca Fabroniana alcune testimonianze manoscritte del nostro Carlo Agostino.

A Pistoia mancavano corsi scolastici superiori, così i giovani dovevano partire dalla città natale per andare a studiare “filosofia e Theologia” al Collegio Romano.

Grazie al clima di amicizie e parentele instauratosi tra le nobili famiglie pistoiesi e la famiglia del papa Rospigliosi a Roma, il Fabroni potè usufruire di una delle borse di studio istituite dal cardinale J. De Lugo (1583-1660) e il 24 aprile 1668 entrare nel Collegio dei Gesuiti della città eterna.

Qui ebbe modo di approfondire lo studio della teologia e della storia ecclesiastica mostrandosi come uno dei migliori allievi. Nel 1671, fu infatti il nostro Carlo Agostino a tenere il discorso di Pentecoste, nella cappella pontificia del Quirinale, davanti al papa Clemente X. Il discorso intitolato Oratio de divini spiritus adventu, venne pubblicato a Roma da Ignazio de Lazari.

Da Roma Carlo Agostino per terminare i propri studi si spostò all’università di Pisa, dove il 15 aprile 1675 si laureò in diritto canonico e civile e in teologia. In Fabroniana è conservato il privilegio dottorale, dal quale si apprende che la presentazione alla discussione della tesi fu fatta da Orazio e Felice Marchetti pistoiesi, autorevoli personaggi a Pisa in quanto appartenenti al sacro militare ordine di Santo Stefanoi

Risale a questo periodo pisano l’amicizia del Fabroni con Enrico Noris (1631-1704).

Il famoso teologo agostiniano era stato da poco nominato teologo del Granducato, da Cosimo III che lo aveva scelto come precettore per il figlio e incaricato come professore di storia ecclesiastica all’Università di Pisa.

Il contatto con Noris, che è da considerarsi uno dei maggiori eruditi del XVII secolo, fu sicuramente molto importante nella formazione di Carlo Agostino e sicuramente l’amicizia fu ribadita più tardi quando il Noris fu eletto prefetto della Biblioteca Vaticana e poi nel 1695 ricevette la sacra porpora.

E’ da riferirsi al periodo pisano anche una corrispondenza con il granduca di Toscana Cosimo III che avrebbe voluto trattenere il Fabroni nella sua università.

Carlo Agostino, nonostante la stima dimostrata dal granduca, decise invece di tornare a Roma dove grazie ai legami con la famiglia Rospigliosi, divenne precettore presso il palazzo dell’abate Felice, inserendosi nell’ambiente culturale della città.

In questi anni frequentò il circolo culturale creatosi attorno alla regina di Cristina di Svezia e instaurò una profonda e duratura amicizia, che durerà tutta la vita, con Giovanni Francesco Albani, futuro papa Clemente XI.

Dopo le adunanze letterarie che si svolgevano nel palazzo romano della regina, morta nel 1689, il Fabroni divenne uno dei membri dell’Accademia dell’Arcadia fondata nel 1690.

Nel frattempo Carlo Agostino si segnalò per la sua competenza giuridica e venne chiamato da Giacomo Cantelmo, arcivescovo di Napoli ad occuparsi di problemi intorno l’inquisizione.

Il 14 luglio 1691 Innocenzo XII lo elesse Segretario dei Memoriali.

E’ l’inizio di una brillante carriera che lo vedrà in pochi anni ricoprire molte delle cariche più importanti all’interno della gerarchia ecclesiastica e per questo divenire oggetto di rivalità e invidia. La carica di Segretario dei Memoriali era una responsabilità che introdusse il Fabroni ad una particolare confidenza col papa, una familiarità temuta e che alcuni cardinali cercarono di osteggiare.

Il 26 settembre 1695 Carlo Agostino, con il pretesto di una onorevole e meritata promozione, venne allontanato dall’intima conversazione con il Papa e fu ‘traslato’ al vacante ufficio di segretario di Propaganda Fide mentre il suo posto ai Memoriali fu conferito a Giuseppe Sacripanti che nel medesimo anno fu noverato tra i cardinali.

Entrato nella Penitenzieria apostolica, Carlo Agostino, divenne nel 1697 abbreviator de Curia , nel 1701 qualificatore al S. Offizio e nel 1702 sigillator litterarum alla Penitenzieria.

Il coronamento, all’ impegno e alle fatiche di Carlo Agostino, nonostante alcuni ostacoli, non mancò molto a arrivare e raggiunse l’apice il 17 maggio 1706 quando fu creato cardinale con il titolo di S. Agostino.

Nei quattro decenni vissuti nella Curia romana, il nostro prelato, ebbe un ruolo fondamentale in quasi tutti gli affari che videro impegnata la S. Sede.

Come testimoniano i documenti conservati nel fondo dei manoscritti della Fabroniana numerosissime furono le questioni di si occupò in particolar modo dando un contributo al riassetto amministrativo della Congregazione di Propaganda Fide, di cui fu segretario dal 26 settembre 1695 al 15 maggio 1706.

Da cardinale, in particolare, poi prese parte a numerose congregazioni: S. Offizio, Vescovi e Regolari, Riti, Esame dei Vescovi, Indulgenze, Visita apostolica, Residenza dei Vescovi.

Fu prefetto della Congregazione dell’Indice e protettore dei canonici lateranensi e vallombrosani.

Ma il nome del prelato pistoiese è legato in modo particolare al ruolo di principale artefice della politica antigiansenistica della Chiesa sotto Clemente XI.

Come segretario di Propaganda Fide già nel 1698 il Fabroni divenne segretario di una commissione contro Pietro Codde, vicario della provincia d’Olanda, sospettato di simpatie gianseniste e portò avanti questa missione per diversi anni fino a quando nel 1705 ottenne la condanna definitiva degli scritti del Codde per eresia. Contemporaneamente ebbe ad occuparsi a seguire la vicenda di Fenelon e dei suoi scritti, affermandosi come il massimo esperto in materia di giansenismo.

Fu sempre il Fabroni a partire dal 1703 a avere un ruolo di primo piano nella vicenda di Quesnel, vicenda assai lunga e controversa che vedrà una soluzione nella definitiva condanna delle cento e una proposizioni del libro della Reflexiones morales nella bolla Unigenitus dei Filius.

Morto papa Clemente XI, e attenuatosi la polemica giansenistica, iniziò la fase di declino per la carriera del nostro cardinale.

Con Benedetto XIII il Fabroni non ebbe ottimi rapporti, rapporti che si aggravarono nel 1725 quando Carlo Agostino si oppose decisamente alla nomina cardinalizia di Nicola Coscia, disonesto favorito papale.ii

Gli anni successivi videro una sempre minor presenza del Fabroni a Roma, causa anche delle sue le precarie condizioni di salute che lo costrinsero a passare molti mesi a Civitavecchia o a Frascati.

Nel 1726 tornò a Roma, per lasciare la scomoda posizione di “cardinale scioperato”, e nel dicembre 1726 redasse testamento.

Il 19 settembre 1727, per “mal di volvolo” il cardinale rese l’anima a Dio.

I solenni funerali furono celebrati il 22 settembre nella chiesa di Sant’Agostino, del quale era titolare, alla presenza del papa e del sacro collegio.

Seguendo le indicazioni dettate dallo stesso Fabroni nel suo testamento, la salma venne tumulata con una lapide di marmo sotto l’altar maggiore con un’epigrafe dettata da Mons. Niccolò Forteguerri , amico e d esecutore testamentario

Oggi chi volesse trovare i resti di questa lapide nella basilica di sant’Agostino dovrebbe cercarli non più nell’aria presbiteriale, ma nel pavimento del piccolo andito d’ingresso alla cappella dei santi Agostino e Guglielmo, nel transetto sinistro, dove molto probabilmente fu traslata al momento del rinnovamento vanvitelliano della chiesa.

i Sul rapporto tra l’Ordine marinaro creato da Cosimo I nel 1561 e Pistoia si veda, A. Agostini, Pistoia sul mare. I cavalieri di S. Stefano e Pistoia,Pistoia, Settegiorni, 2008.

ii Il Fabroni si oppose alla candidatura del Coscia nel Concistorio. Cfr., G. Beani, Il cardinale Carlo Agostino Fabroni pistoiese. Notizie Storiche,Prato, Tipografia Giachetti, 1896, pp. 63-70 dove è riportato per intero il voto del Fabroni.